CONOSCERE L’OSTEOPATIA: CHIARIMENTI ED IMPLICAZIONI DEL PRINCIPIO DI AUTOREGOLAZIONE

CONOSCERE L'OSTEOPATIA: CHIARIMENTI ED IMPLICAZIONI DEL PRINCIPIO DI AUTOREGOLAZIONE

Dopo aver analizzato il primo principio, il Principio di Unità, approfondiamo il discorso sul secondo principio chiave dell’osteopatia che, ricordiamo, è così enunciato da A.T.Still:

  • Il corpo è capace di autoregolazione, di autoguarigione e di conservazione della salute.

Still afferma senza mezze misure che l’organismo umano è dotato di autoregolazione intrinseca. In condizioni ottimali, il corpo, la mente e lo spirito lavorano al massimo grado per conservare la salute e per guarire.

Questo principio rappresenta diverse idee importanti che si trovano nell’osteopatia tradizionale: regolazione omeostatica, vis medicatrix naturae (il potere curativo della natura), circolazione corretta (il ruolo dell’arteria è dominante), buona alimentazione e una sana vita psicologica e spirituale.

Implicazioni del Principio di Autoregolazione

Still suggerisce:

“Il corpo umano contiene al suo interno la capacità di guarire. Se questa capacità viene riconosciuta e normalizzata, si può sia prevenire che curare la malattia.” [1]

La salute è il conseguimento adattabile e ottimale del benessere fisico, mentale, emotivo e spirituale. Si basa sulla nostra naturale capacità di affrontare, con riserve adeguate, gli stress abituali della vita quotidiana e i gravi stress occasionali imposti dagli eccessi dell’ambiente e dell’attività. Comprende la nostra capacità di resistere alle influenze nocive dell’ambiente che ci circonda, combatterle e compensare i loro effetti.

La salute di una persona, in qualsiasi momento, dipende da molti fattori, compresi il suo patrimonio poligenetico, i fattori ambientali e la capacità di reagire ai fattori di stress. Gli studenti e i ricercatori in scienza medica e biologica hanno capito da tempo i meccanismi omeostatici fondamentali del sistema immunitario, del sistema corporeo di controllo termico, la capacità del corpo di guarire le ferite e altri processi regolatori, che spesso diamo per scontati fino a quando qualcosa non funziona come dovrebbe o la loro capacità di tenere testa allo stress viene sopraffatta.

Andrew Taylor Still diffuse le sue idee in un periodo in cui la ricerca in medicina e nelle scienze biologiche era molto attiva. Era l’epoca in cui gli approcci invasivi della medicina eroica coesistevano con la teoria minimalista dell’omeopatia. Era anche il periodo in cui i meccanismi della terapeutica farmacologica erano poco capiti e la farmacopea ancora limitata. Still credeva che il corpo producesse sostanze che avrebbero aiutato a eliminare i veleni, dissolvere i noduli o le parti ispessite, e a compiere una serie di altre funzioni scarsamente conosciute.

Cioè, nelle sue parole:

“[…] la natura, a piacimento, può produrre e produce solventi necessari a sciogliere depositi di fibre, d’osso, o qualsiasi fluido o solido che si trovi nel corpo umano”[2];

e:

“L’osteopatia crede che tutte le parti del corpo umano lavorino su composti chimici e in seguito alla fabbricazione di scorte generali prodotte per necessità locali […]”[3];

e:

“[…] il cervello umano era l’emporio dove Dio teneva liquidi, farmaci, oli lubrificanti, oppiacei, acidi e antiacidi, e ogni tipo di farmaco che la saggezza divina ritenne necessaria per la felicità e la salute umana”[4].

La medicina contemporanea, naturalmente, sa che questi “solventi” e “composti chimici” sono endorfine, encefaline, prostaglandine, e numerose altre sostanze prodotte dal corpo umano che incidono sul nostro benessere. Una corretta circolazione era per Still di somma importanza. Uno dei suoi aforismi più citati è:

“Il ruolo dominante, o governo, dell’arteria deve essere assoluto, universale e non ostacolato, oppure ne conseguirà la malattia”[5].

Inoltre, benché Still riconoscesse che la linfa e le sue funzioni fossero scarsamente capite, sosteneva che un risultato della manipolazione del sistema muscoloscheletrico fosse quello di:

“accendere la linfa, dandole il tempo di compiere il suo lavoro di atomizzazione di tutte le densità”[6].

Da allora, la medicina moderna ha finito col riconoscere il ruolo della circolazione nella conservazione della salute e nella cura della malattia cronica. Esempi ovvi sono la guarigione delle ferite, l’insufficienza cardiaca congestizia con relativo accumulo di liquidi nei polmoni ed edema agli arti inferiori, l’insufficienza renale e le lesioni ad altri organi, tutte risultato di un’insufficienza circolatoria.

A tutt’oggi, la più evidente espressione della rivalutazione operata dalla professione medica nei confronti della capacità dell’individuo di autoregolazione, autoguarigione e conservazione della propria salute si manifesta nella maggiore coscienza dell’importanza del mantenimento della salute e della prevenzione della malattia come cardini del processo di cura.

In anni recenti abbiamo assistito a un’evoluzione del ruolo del medico, soprattutto nella medicina generale e nel movimento a favore di una medicina consapevole, che tende a evitare un intervento che sia solo successivo all’insorgere della malattia e dà sempre più importanza alla prevenzione. Questo principio è stato un pilastro della medicina osteopatica fin dai suoi esordi.

C’è un’ultima implicazione di questo principio, secondo me la più importante: l’osteopatia (e di conseguenza l’osteopata) non “cura” nessun problema! Il suo unico compito è quello di mettere il corpo del paziente nelle condizioni ideali per autoguarirsi. Solo quando l’osteopata impara ad abbassare il proprio ego, diventa il terapista ideale per il paziente.

 

[1] Osteopathic Medicine, An American Reformation. Chicago, American Osteopathic Association, 1966

[2] A.T. Still – Autobiografia

[3] A.T. Still – Filosofia e Principi Meccanici dell’Osteopatia

[4] A.T. Still – Autobiografia

[5] R.E. Truhlar – Doctor AT Still in the living

[6] A.T. Still – Autobiografia

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