SINDROMI DI ADATTAMENTO 

SINDROME DI ADATTAMENTO
H. Seyle, nel suo libro Stress Senza Paura, ha definito lo stress come l’elemento non specifico nell’insorgere del disturbo. Nel descrivere la relazione fra la sindrome generale di adattamento (General Adaptation Syndrome, GAS), cioè reazione d’allarme, fase di resistenza, esaurimento, e la sindrome di adattamento locale (Local Adaptation Syndrome, LAS), Seyle ha messo l’accento sull’importanza del tessuto connettivo.
Ha fatto notare che lo stress è il risultato di un piano di adattamento tipico per ogni organismo. Nel valutare le alterazioni neuromuscoloscheletriche dei pazienti risulta che queste testimoniano i tentativi del corpo per adattarsi agli stress che gli sono stati imposti. I danni derivanti da posizioni sbagliate o da traumi veri e propri nel corso della vita, sommati alle tensioni di origine emotiva e psicologica, spesso danno luogo a un quadro clinico confuso in cui tessuti si presentano tesi, contratti, nodosi e affaticati. È importante comprendere chiaramente che a causa di uno stress prolungato, di tipo posturale, fisico, o meccanico, una considerevole parte del corpo si altera talmente nello sforzo di compensare e di adattarsi a questo stress, che si evidenziano cambiamenti strutturali che possono diventare patologici.
Altri ricercatori hanno dimostrato che lo stress può essere di natura interamente fisica, per esempio la tensione posturale continua a cui sono sottoposte i parrucchieri, oppure di natura interamente psichica, per esempio uno strato di rabbia cronica represso. Più spesso di quanto non si creda l’azione combinata di stress psichici e fisici altera talmente la struttura neuromuscoloscheletrica da creare un mutamento fisico ben identificabile, che a sua volta genera altro stress sotto forma di dolori, compressione delle articolazioni, disagio generale e stanchezza. Questi cambiamenti possono anche essere il risultato di episodi traumatici, e contemporaneamente si possono avere lesioni acute e croniche i cui effetti si sommano, senza contare le alterazioni lungo termine dei tessuti causate da lesioni croniche.
Quando un individuo sente di essere in pericolo, vero o immaginario, tutto l’organismo ne è coinvolto e per proteggersi dal pericolo attiva il meccanismo omeostatico. Un quadro di stress cronico in tutto l’organismo produrrà a lungo andare contrazioni muscolari, che a loro volta, Se prolungate, avranno serie conseguenze, per esempio sul sistema cardiovascolare. Persino una semplice contrazione muscolare del braccio, se prolungata, far alzare la pressione sanguigna. E. Jacobson, in Principles Underlying Coronary Heart Disease, afferma:
“…vi sono studi fisiologici che indicano senza dubbio che, con o senza la presenza di emozioni, l’ipercinesi neuromuscolare è caratteristica di un ritmo di vita ad altissimo investimento energetico, che porta il cuore a sostenere un logorante super lavoro protratto che si manifesta attraverso diverse patologie cardiache…”.
Le ramificazioni dello stress neuromuscolare vanno quindi al di là del semplice dolore e delle situazioni di disagio. Perdita di energia, inefficienza meccanica, dolore, patologia cardiovascolare, ipertensione, eccetera, sono tutte possibili conseguenze di una disfunzione neuromuscolare e sono quindi passibili di correzione con un qualsiasi mezzo atto a normalizzare tale disfunzione.
È necessario ribadire al di là di ogni dubbio che i tessuti molli del sistema muscoloscheletrico sottoposti a tensioni cambiano per adattarsi allo stress. Questo adattamento è prevedibile e quasi sempre si verifica a spese della funzionalità ottimale. Le alterazioni sono inoltre la fonte di ulteriori disturbi fisiologici.
Fortunatamente è spesso possibile eliminare tali alterazioni, lesioni o disfunzioni. Tutti gli osteopati, i fisioterapisti, i chiropratici usano delle tecniche atte a normalizzare le strutture corporee che presentano difetti posturali e motori, poiché tutti, in un certo qual modo, prendono in considerazione i tessuti molli quando affrontano tali problemi.
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